SKAM Italia, fortunato teen drama prodotto da Netflix, è piaciuto tantissimo anche ai non adolescenti. In effetti è un prodotto innovativo, interessante e ben realizzato (dalla Murgia in poi l'hanno detto quasi tutti).

Noi di Promise l’abbiamo visto con piacere e anche con un po' di nostalgia. Nostalgia rispetto al periodo liceale dove avevi sempre la certezza che stessero succedendo, in continuazione, eventi molto seri, gravi, e impattanti e… chiaramente no, era solo frutto di una sensazione.
Quindi grazie SKAM per averci ridato quel sapore di gravità adolescenziale e grazie anche all’ineluttabile correre del tempo per non dover mai più percepire il mondo in quel modo. Grazie a entrambi!

Poi, però, al netto della soddisfazione iniziale, ci sono dei punti sui cui ci siamo soffermati a pensare perché non ci convincevano fino in fondo e abbiamo deciso di proporveli correndo il rischio di passare per moralizzatori.
A nostra discolpa, possiamo sostenere che siamo stati richiamati a dire la nostra dallo stesso approccio pedagogico di SKAM. Ora, quando si realizzano prodotti con un chiaro intento educativo, come lo stesso regista Ludovico Bessegato afferma di aver avuto, si propone il proprio quadro valoriale agli altri e, contestualmente, lo si espone alle valutazioni degli scrupolosi.
Per farla breve, non volevamo fare i bacchettoni, ma visto che ha iniziato Ludovico non riusciamo proprio a sottrarci (è un’attrazione fatale)!



☟☟☟ ATTENZIONE CONTIENE SPOILER ☟☟☟

Abbiamo individuato alcuni momenti su cui SKAM avrebbe potuto dare maggior significato a quello che succede ai protagonisti e regalare ai giovani – e non solo – motivi di riflessione in più.

Ecco le nostre suggestioni sulle occasioni mancate di empowerment

#1 Consultorio, preservativo e preservazione della propria integrità fisica e dignità

la prima stagione di SKAM ci offre anche la prima occasione mancata di empowerment, dove empowerment in questo caso significa educazione a una vita sessuale responsabile.
La scena ambientata al consultorio dove le ragazze vengono ammonite dalla ginecologa sull'utilizzo del preservativo al SOLO fine di evitare una gravidanza indesiderata rappresenta una sconfitta generazionale e un'occasione mancata di passaggio all’età adulta. Perché crescere significa in prima battuta avere responsabilità di se stessi e della propria salute, e viceversa: prendersi cura del proprio corpo e proteggerlo dalle malattie significa rispettare sé e gli altri e, quindi, crescere. La Durex prova a farci passare il messaggio in tutti i modi, ma forse non risulta ancora abbastanza chiaro!
Ora, noi bacchettoni vissuti negli anni '90 siamo letteralmente terrorizzati da un viru in particolare, ma ce ne sono tanti altri (Promise for Pap, COVID-19), così come ci sono tante altre faccende non simpatiche per cui usare il preservativo conviene. Facciamo uno sforzo per tenerlo presente e per amarci di più!

#2 Revenge Porn. Non devi per forza essere immacolata e beatificabile per essere considerata dalla società la vittima di un reato

nella terza stagione, a Elenora vengono scattate delle foto di nudo da un uomo più grande di lei dopo essere stata drogata. Nel suo caso non vi è il tradimento rispetto a un'iniziale condivisione consensuale di intimità, ma solo l'inganno nei confronti di una persona incosciente ed indifesa. Ecco, l'occasione mancata sta proprio nel fatto di rappresentare, attraverso un caso limite, un fenomeno tristemente molto attuale nella generazione dei giovani/giovanissimi che è spesso più legato al sexting che alla "droga dello stupro".
Ricordiamolo perché è importante: anche se sei stat* tu a condividere delle foto con una persona, se questo poi le pubblica o le diffonde senza il tuo consenso si tratta di un REATO. Lo diciamo noi ma pure il codice penale all'art. 612 ter.
L'occasione mancata di empowerment è quella di non aver mostrato come si debba camminare a testa alta senza vergognarsi di aver sbagliato nel riporre la propria fiducia nelle mani di qualcuno che non la meritava. È un punto fermo su cui si costruiscono finali diversi dalle storie di violenza e di femminicidio. Ricordiamocelo e impariamo a non temere di mostrarci vulnerabili e fallibili.

#3 Siamo sicuri che le ragazze trovino soddisfazione solo dalla corrispettività amorosa?

Questa vignetta intitolata “The Rule” fu creata dalla fumettista americana Alison Bechdel nel 1985 e raffigura due amiche che scelgono di non andare al cinema perché una di loro ha deciso di guardare solamente film che rispettino tre semplici condizioni:
1. che tra i personaggi del film ci siano almeno due donne di cui si conosca il nome;
2. che le due donne di cui si conosce il nome parlino almeno una volta tra di loro (e non solo con gli altri personaggi maschi);
3. che le due donne di cui si conosce il nome parlino tra di loro ma non di uomini (non del fidanzato, non del capo in ufficio, non del figlio e così via).

Ora, non siamo abbastanza esperte del motodo Bechdel per poter affermare con certezza se le due amiche quella sera sarebbero potute andare a vedere SKAM. Tuttavia la nostra sensazione è che, se certamente le prime due condizioni vengono rispettate, lo stesso non si può dire per la terza.
L’aspetto infatti più interessante del “Test di Bechdel” è che sposta l’attenzione non solo sulla presenza delle donne in un film ma sul fatto che la loro presenza non sia circoscritta a ruoli irrilevanti o dipendenti esclusivamente dal loro rapporto con gli uomini. «Cercai di ricordare qualche caso incontrato nel corso delle mie letture, in cui due donne venissero rappresentate come amiche. […] Ogni tanto sono madre e figlia. Ma, quasi senza eccezioni, sono mostrate nei loro rapporti con gli uomini», afferma Virginia Woolf nel saggio “Una stanza tutta per sé”.
Ci perdoni Virginia Woolf per citarla in un articolo di cui si parla di SKAM, ma anche in questo caso, pur con una presenza significativa - potremmo dire paritaria - tra donne e uomini, quello che manca è proprio la rappresentazione di donne che esistono, fanno esperienze e vivono la loro giovinezza e la loro relazione di amicizia indipendentemente dagli uomini. Rappresentare cinque amiche durante un week-end in campagna che si chiedono che cosa faranno per due interi giorni visto che “non ci sono i ragazzi” è grave! Lo è perché è falso e posticcio. E lo è a maggior ragione per la contro rappresentazione maschile: cioè 4 amici che in un weekend non si annoiano un attimo, ma sono complici, intraprendenti, pieni di iniziative.

Che Promise non sia un “donne vs uomini all’ultimo sangue” è chiaro anche ai più distratti. Ma non possiamo non dire che questa rappresentazione veicola un messaggio profondamente sbagliato di dipendenza e subalternità. Se alle ragazze di oggi non viene mostrato che possono non solo sopravvivere, ma anche spaccare in un week end da sole, non possiamo non cogliere le ripercussioni che questo può avere in altre sfere personali e relazionali.

Ecco che l’occasione persa questa volta è quella di rappresentare la vera amicizia femminile, quella che si basta e che diverte. Che esiste nelle nostre esperienze di donne di tutte le età e culture. Che ci rende forti e ci fa sentire amate e felici. Non serve allora scomodare Aristotele per sapere che “si può essere ricchi da soli, ma per essere felici occorre essere almeno in due”, figuriamoci in 5.