Promise is Ragazze Vincenti

Mia sorella può testimoniare che per me Ragazze Vincenti è IL film: l’ho visto dai 5 agli 11 anni un numero inquantificabile di volte e, anche da adulta, lo rivedo volentieri a intervalli, grazie a dio, più lunghi di allora. Se mi ostino, con orgoglio, nella mia ossessione per questo film è perché ha segnato così profondamente la mia vita personale e professionale che non riesco ad averlo a noia.



Ragazze Vincenti è un blockbusterone del 1992, cast stellare (da Geena Davis a Tom Hanks passando per Madonna), budget importante ma soprattutto incasso notevolissimo: è il primo film diretto da una donna, Penny Marshall, ad aver incassato più di 100 milioni di dollari (nella prima settimana di uscita è andato secondo solo al Batman di Tim Burton).



La storia è semplice e questa volta ispirata a una storia vera: parla infatti degli inizi della All-American Girls Professional Baseball League, il campionato di baseball femminile che si giocò dal 1943 al 1954. Gli uomini, chiamati al fronte, non potevano giocare e gli sposnsor non potevano rinunciare al baseball: ecco che si ricordano che le donne possono fare altro oltre che truccarsi e sfornare torte. Anche se poi nel duro training a cui sono sottoposte prima dell’inizio del campionato devono sorbirsi lezioni di trucco e portamento e soprattutto giocare in gonnella (corta ma proprio corta).



Bene, cosa c’è di Promise (e quindi anche nella mia misera biografia) in tutto questo?

Donne diverse

le protagoniste sono donne (tante donne) diverse tra di loro. Non è poi così frequente vedere rappresentate donne non stereotipate figuriamoci in grande quantità tutte insieme, giuro che non mi viene in mente nessun altro titolo. Condividono la passione per il baseball ma al netto di questo non potrebbero essere più lontane, per estrazione sociale, gusti, atteggiamenti, modi di concepire la loro carriera, il ruolo nella società e soprattutto la propria femminilità. Incredibilmente, inoltre, ognuna accetta le scelte delle altre senza farne una tragedia, senza pensare che possa togliere qualcosa a loro stesse. Ovviamente la mia preferita è Madonna perché balla da dio, rimorchia un casino e si incazza quando c’è da farlo.

Donne con uno scopo comune

che è appunto partecipare al campionato. Questo permette loro di essere compatte e focalizzate: si sostengono, si prendono in giro, sono in competizione ma in una competizione positiva. Anche quella tra sorelle. Non si litigano un uomo (incredibile ma vero) ma il ruolo di leader nella squadra. Di nuovo, trovatemi un altro film così pls.

Il vuoto di potere si riempie con quello che si ha

eh sì perché Tom Hanks, allenatore della squadra, non è (inizialmente) entusiasta del suo ruolo e così tocca a Geena Davis organizzare i turni e le formazioni. Tutto questo avviene senza lamentele: si fa quel che si deve, senza porsi troppe domande. Altrimenti andiamocene tutte a casa!

L’emozione che si rinnova

perché ancora, dopo tutti questi anni e tutte queste innumerevoli volte in cui l’ho visto, quando alla fine intonano il loro inno, maledetto il groppo alla gola che mi prende a vederle così invecchiate (!!!) ma ancora unite nella passione.