Ortodosso viene da ortodossia, cioè retta credenza, purezza di fede, conformità a una determinata religione o chiesa, della quale si accetta integralmente la dottrina (grazie Treccani di esistere). La definizione serve come punto di partenza per capire la premessa della serie Unorthodox, in cui la protagonista Esther detta ‘Esty’ compie un cammino di allontanamento dalla sua dottrina/vita per poter trovare la sua felicità. E con le spiegazioni didattiche, giuro, mi fermo qui. La serie ci è piaciuta perché vede per la prima volta un racconto onesto e senza pregiudizi su una delle comunità religiose più chiuse del mondo, quella degli ebrei ortodossi, nello specifico della comunità di Williamsburg, Brooklyn. L’occhio dello spettatore è portato a immergersi e a comprendere le dinamiche senza giudicare, portando ad allargare la propria visione del mondo. Ma è soprattutto la protagonista ad esserci piaciuta un sacco. Esty è una forte, pronta a risplendere seguendo le proprie inclinazioni e il proprio moto interiore.

La storia: Esther si prepara a sposarsi con Yanky Shapiro e tutti intorno a lei sono sicuri che sarà felice. Anche lei ne sembra convinta e segue quello che la sua comunità Chassidica le dice di fare. Sii moglie e madre. Però non è felice e finisce per scappare da ciò che conosceva per seguire un sogno che fatica anche solo a far vivere nel suono delle parole. La musica. Inizia così il suo viaggio a Berlino, città dove, non a caso, si trova sua madre, anche lei scappata via alla ricerca di una vita diversa.

Ma cosa c’è di #promiseis?

#1

Una visione dell’amore scevra dal senso del dovere. Ad Esty viene insegnato che amare è sacrificio e abnegazione. Ma alla fine non ci riesce. Perché bisogna anche amare sé stessi, per davvero. E amore per sé stessi non è solo di scegliere come vivere e professare la propria verità, ma di scrollarsi di dosso le catene di regole che ci costringono, specialmente noi donne, ad essere votate al sacrificio per gli altri. Esty non riesce a votarsi al sacrificio supremo, ad annullarsi per la sua comunità, per la sua famiglia. Non per questo è egoista, opta per una diversa forma per professare amore. Sceglie la musica.

#2

Oltre al fatto che Esty prende consapevolezza di cercare da sé cosa è buono per lei, senza aspettare il via libera di nessuno, Unorthodox ci è piaciuto perché è la parabola della liberazione dal senso di colpa. Individuale e collettivo. Ed è qualcosa di davvero potente. Decide quindi di non colpevolizzarsi per scegliere sé stessa e anche di non lasciarsi schiacciare dal passato della Shoah, onnipresente nella memoria collettiva. Piccolo spoiler: la scena del lago, dove Esty si immerge completamente, è l’inizio della sua liberazione per creare la sua di ortodossia. Le regole ora le fa lei. A suon di canto