Do you think I just woke up one day and…pff! I look like this? No! It takes work, drive, sacrifice to be a woman”, Elektra Abundance è la life coach di cui tutti noi abbiamo bisogno quando ci sentiamo sopraffatti dalle pizze in faccia che la vita ci propone. Severa ma giusta è la ‘madre’ che guida giovani queer e trans nelle vie impervie di una New York a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, mostrandoci uno scorcio non raccontato di un America carica di pregiudizi e discriminazioni. Non c’è solo lei come role model in Pose, ma personalmente è quella che mi piace di più.

Pose è la serie televisiva che ci mostra il potere della tv come strumento di lotta allo stigma sociale e come mezzo di resistenza per le minoranze troppo spesso dimenticate. Sì cari, anche oggi. La presenza della comunità LGBTI+ nel mondo della televisione e del cinema è fondamentale, perché la forza motrice del racconto fa emergere le storie non solo di coloro in cui ci possiamo riconoscere, ma anche di coloro di cui abbiamo bisogno di conoscere. Secondo uno studio di Diversity Lab, no profit italiana impegnata nel diffondere la cultura dell’inclusione, il 72% delle persone che sono state intervistate hanno dichiarato che vedere persone LGBTI+ sullo schermo le ha aiutate a sentirsi più a proprio agio con le persone che fanno parte di questa comunità. Certo, non si teme o si evita ciò che si impara a vedere come familiare.

La trama: un giovane ballerino, Damon, senza fissa dimora e alla ricerca del suo posto in un mondo ostile alla diversità, viene introdotto da una star dello spettacolo underground transgender a un collettivo di artisti. Emarginati per quello che sono, essi esprimono sé stessi attraverso il ballo, liberi dalle convenzioni sociali. Una New York e i ruggenti anni ’80 fanno da sfondo.

Cosa c’è di PROMISE? Si farebbe prima a dire, cosa non c’è dei nostri valori.

#1

Glam, glam, glam. Ok, i temi della serie sono drammatici, si parla di emarginazione, povertà, rifiuto per chi si è, ma quanta dignità c’è nell’ affrontare la vita con una ventata di grinta patinata di glamour? Lo sfondo della ballroom culture (dove ci si sfida attraverso il ballo e sparando pose in ambiti eccentrici e colorati, tutti secondo un tema preciso) ci insegna che, non importa quando dura è la vita, mettiti un bel vestito, truccati e cerca di divertirti sempre.

#2

Il ballo come riscatto. In un contesto underground come questo, non poteva che fiorire uno stile di danza che ha caratterizzato un decennio e oltre. Vogueing è il riflesso del desiderio di essere visti, di far sentire la propria presenza nella società e mostrare chi si è senza paura. Se non è un atto politico questo. Ci urla di andare alla ricerca della propria realness (per capire, guardate la serie). Madonna ha reso questo stile di danza iconico in un suo video musicale.

#3

Onestà prima di tutto. Mostrare la propria identità autentica senza paura delle conseguenze, dover continuamente affermare il proprio io al mondo, richiede grande fatica e un lavoro continuo su sé stessi. Essere genuini è un atto rivoluzionario.

#4

I veri protagonisti, sono appartenenti alla comunità LGBT+. Per tantissimo tempo i media hanno rappresentato le persone gay, lesbiche, trans in maniera inaccurata e spesso seguendo stereotipi pericolosi. Gli attori sono essi stessi appartenenti a questa comunità, cogliendo anche l’opportunità per abbattere il muro di invisibilità nell’industria cinematografica. Non solo, appartengono pure ad altre minoranze come quella nera ed ispanica, facendo dello storytelling uno strumento di lotta alla parità in chiave intersezionale.

#5

Il senso di famiglia. La famiglia è fatta di persone che ti capitano e di persone che ti scegli. In Pose, l’unica famiglia che ti aiuta è quella che i protagonisti si scelgono per sentirsi finalmente accettati. Fratelli e sorelle uniti dall’emarginazione e dalla spinta a prendersi tutto lo spazio che vogliono, sulla pista da ballo come nella vita.
A questo punto, non possiamo che accettare la sfida e metterci a ballare.