Se fossi nato donna, sarei sicuramente nato Augusta Ada King contessa di Lovelace, meglio conosciuta come Ada Lovelace. Ada nasce e cresce nell’Inghilterra della tarda rivoluzione industriale, della scienza e tecnologia, della grande letteratura. “Mio figlio sarà un glorious boy” pare avesse dichiarato suo padre, il romantico Lord Byron, prima della sua nascita. Rimase quindi piuttosto interdetto quando scoprì che sua moglie aveva dato luce ad una donna.

Stessa sorte di incomprensione e disconoscimento le toccò intellettualmente: dedicò la sua vita all'informatica che ancora oggi, è considerata appannaggio di nerd brufolosi e rigorosamente maschi. Ma entrambe queste incomprensioni non hanno impedito ad Ada di fare quello che le piaceva e le veniva bene: studiare la matematica e contribuire al progresso tecnologico. 

Cosa ci portiamo via #1
→ é stata la prima programmatrice della storia

Persino gli addetti ai lavori infatti spesso non sanno che il primo programmatore (o dovremmo dire programmatrice) della storia sia stata una donna, la nostra Ada appunto. Non tutti gli storici sono concordi su questa definizione; la maggior parte però si, e a noi piace pensare così. La comunità informatica ha comunque voluto riconoscerne l’importanza creando in sua memoria il linguaggio di programmazione Ada, relativamente poco usato (0.4% di share secondo il PYPL Ranking di Maggio 2020) e creato da una costola del linguaggio Pascal (e scommetto che di Blaise Pascal ne abbiate sentito parlare, invece). Sappiamo che non è sempre importante essere i primi a fare qualcosa, ma se conta per il primo uomo sulla luna, allora può contare anche per la prima donna programmatrice. 

Cosa ci portiamo via #2
→ donne e uomini che credono nelle donne e donne che credono nelle macchine

Suo padre, avendo lasciato lei, sua moglie e l’Inghilterra solo quattro mesi dopo la sua nascita, non ebbe un ruolo particolarmente importante nella sua vita. Fu sua madre, invece, a capirne l’intelligenza matematica fuori dal comune, al punto da crederla capace, un giorno, di diventare nientepopodimeno che una “ricercatrice matematica, forse addirittura di primo di livello”. I soldi e la nobiltà, si sa, non rendono felici, ma pare facilitino un po' di cose: i suoi contatti le permisero di conoscere, tra gli altri, Charles Dickens, Michael Faraday e, soprattutto, Charles Babbage. Perché “soprattutto”?
Se ad al-Khwārizmī (800 D.C. circa) dobbiamo la nozione di algoritmo, ad Ada dobbiamo il primo programma della storia e ad Alan Turing dobbiamo il concetto di informatica ed intelligenza artificiale, è a Charles Babbage che è attribuita invece la progettazione del primo computer della storia. Charles ed Ada entrarono presto in stretta confidenza: per sottolineare la sua intelligenza, Charles amava chiamare Ada “l’incantatrice dei numeri” (diciamocelo: un po’, probabilmente, ci provava) mentre Ada, tra i principali fautori della “scienza poetica”, indirizzava parole soavi al computer di Babbage, o “Macchina Analitica”, come lui la chiamò. Tra le sue citazioni più celebri ricordiamo:

Possiamo affermare in maniera del tutto appropriata che la Macchina Analitica del signor Babbage tesse motivi algebrici, proprio come il telaio Jacquard tesse fiori e foglie
e, come se non bastasse:
Più studio la Macchina Analitica, più avverto un'attrazione incontenibile”.
Per la macchina non per Babbage, eh.

Ma ogni computer ha bisogno di un programma per funzionare, e ogni programma ha bisogno di un programmatore. E chi altri se non Ada, l’unica a capire fino in fondo le idee e i macchinari di Babbage, avrebbe potuto rivestire questo ruolo? Per la Macchina Analitica, Ada scrisse un programma per calcolare i numeri di Bernoulli. Anche se non credo abbiate voglia di stare a sentire cosa sia un numero di Bernoulli e la macchina analitica alla fine non fu mai costruita, dovete sapere che un prototipo ricostruito dal Museo della Scienza a Londra ha mostrato che le idee di Babbage e Ada erano corrette.

Cosa ci portiamo via #3
→ non ha azzeccato tutto

Poetessa, scienziata, e precorritrice degli smartphone. Cosa non amare, dunque, di Ada? Forse il fatto che passò alla storia come una delle prime antagoniste dell’intelligenza artificiale: pensava infatti che le macchine non fossero capaci di pensiero originale. Questo argomento filosofico è oggi noto come “Argomento di Lovelace”.
Ma a un animo romantico come il suo, possiamo perdonarlo.