Le serie TV.
Molti di noi ormai non possono più farne a meno. Alcuni addirittura avrebbero bisogno di un vero e proprio esorcismo per riprendere a uscire durante la settimana.
A volte risucchiano la nostra vita e la tengono per le ovaie pure quando è domenica mattina, gli uccellini cinguettano e il sole bacia le foglie degli alberi (ma tu abbassi le tapparelle, perché magari è appena uscita la terza stagione di Stranger things… anche se, secondo le recensioni di alcuni, alla fine valeva la pena vivere). 
Altre volte, ci tengono compagnia e ci salvano da un momento di difficoltà (nel mio caso leggi: tempesta ormonale causata da SPM conclamata). 
Altre volte ancora, sono solo una scusa per far salire in casa qualcuno con cui desideri fare un po’ di sano “Netflix and chill” (questa l’ho scritta - con grave imbarazzo - solo perché so che adesso “si dice così”, ma quando scorrazzavo libera nella prateria della singletudine non avrei mai osato girarci intorno in questo modo da educanda).
Ma veniamo al punto. Ci siamo accorte che alcune serie TV coinvolgono personaggi femminili davvero notevoli. Abbiamo quindi pensato di metterli sul ring per una sfida all’ultimo cromosoma X.

Per il primo scontro tra titane abbiamo scelto Mrs. Maisel e Nadia Vulvokov (per intenderci, la rossa di “Russian dolls”).
Entrambe sono newyorkesi. Entrambe fanno due mestieri che, nell’epoca da loro vissuta, sono appannaggio del genere maschile. Entrambe hanno una battuta geniale sempre in canna e sono affette - per la gioia di tutti noi - da diarrea verbale.
Ding ding ding, iniziamo.

Al lato destro del ring abbiamo la meravigliosa e borghesissima Mrs. Maisel.
Siamo nella New York della fine degli anni ’50, inizio degli anni ’60. E già solo per questo, anche se la serie facesse schifo, per molti di noi varrebbe la pena di premere “mute” e perderci nelle sole immagini, per diciotto ore consecutive senza pausa pipì. Ma vi è di più.
La storia inizia più o meno così. Lei è bellissima e volteggia per le strade della città più iconica del mondo con strepitosi abiti pastello e copricapo dalle forme plastiche ed eleganti. Ella conduce la vita “perfetta” (aggettivo da leggere con molte dita che fanno il gesto delle virgolette) che ha sempre desiderato: vive in funzione della felicità del marito, ha due pargoli (un maschietto e una femminuccia, ovviamente) e il suo girocoscia è assolutamente sotto controllo. L’unica cosa un po’ “meh” è il fatto che la figlia ha la fronte un po’ troppo bombata per i suoi gusti, ma confida che crescendo il problema si risolverà. Insomma, a parte questo Mrs. Maisel non ha particolari ca**i per la testa. 
Un giorno a settimana, scende dall’Olimpo dell’Upper West Side per accompagnare il marito wannabe “stand up comedian” in un fumoso locale del Village, il Gaslight. Purtroppo per tutti, le battute del consorte fanno immancabilmente pena. Tuttavia, essendo lei anche una cuoca provetta (e te pareva), grazie al suo insuperabile “brisket”, corrompe sistematicamente gli organizzatori della serata, così riuscendo a fare esibire il coniuge a un orario decente. Insomma, Mrs. Maisel si fa veramente il mazzo per il suo uomo. Si sveglia addirittura all’alba per farsi trovare nel letto perfettamente truccata al di lui risveglio.
In tutta risposta, lui una sera che fa?
Confessa di cornificarla e la lascia (per la segretaria, ça va sans dire). Ma proprio così, su due piedi. Da quel momento, la cieca fiducia che Mrs. Maisel ha sempre nutrito nei confronti del sistema patriarcale si infrange in mille pezzi. Ma poiché Mrs. Maisel in fondo è una donna davvero intelligente, sa che l’unica cosa sensata da fare è prendersi la sbronza del secolo, uscire di casa praticamente in pigiama (che ovviamente nel suo caso è una sottoveste di chiffon, mica il mio tutone di Poochie) e imporsi sul palco del Gaslight, con lo scopo precipuo di autocommiserarsi di fronte a una platea di perfetti sconosciuti e ricoprire il marito di guano verbale. La serata è un successone: il pubblico ride di gusto, nel gran finale la tetta è mostrata e la nostra eroina arrestata. Insomma, a tutti è chiaro che è nata una stella.
Da lì il personaggio si evolve (anche se SPOILER ALERT il suo girocoscia non smetterà mai di essere assolutamente sotto controllo). Mrs. Maisel fa cose, vede gente e si trova addirittura un lavoro che la mette in contatto con le istanze del proletariato urbano (fondamentalmente, fa la commessa alla Standa). Ma, soprattutto, si spara tutta la gavetta necessaria per diventare una vera comica, senza nessuno sconto.
Insomma, fa tutto molto ridere e lei tendenzialmente piace perché, di puntata in puntata, con le sue battute irriverenti attacca il perbenismo e il sistema maschilista della sua epoca, ma con leggerezza e senza troppe ipocrisie. Il personaggio di Mrs. Maisel vuole insegnarci che si può rivendicare l’uguaglianza di genere e, al tempo stesso, essere delle fanatiche dei rossetti e dell’armocromia. Basta con questa visione di un femminismo che passa necessariamente attraverso la pesantezza e la mortificazione del buongusto nelle sue forme più classiche. Sciò all’idea che la frivolezza sia necessariamente nemica della nostra libertà. Abbracciamola forte e tiriamo fuori le perle dal cassetto della nonna. Ammesso che ci piacciano. 
Comunque, detto tra noi: pure io sarei sempre presa bene se vivessi in un enorme appartamento nell’Upper West Side e avessi un guardaroba traboccante di Dior e Oscar de la Renta. Vi farei schiattare dalle risate, dalla mattina alla sera, ve lo giuro.

Ma passiamo al lato sinistro del ring: siore e siori, Nadia Vulvokov!
Nadia ha 36 anni, vive a New York e fa la software engineer (in particolare, programma videogiochi). È single, niente figli, ha un gatto di nome Oatmeal. Per tutta la serie, la vediamo vestita di nero e con una massa di capelli arruffati, rossi come l’inferno. Fuma come una dannata e potrebbe avere un piccolo problema con l’abuso di sostanze stupefacenti. Ha davvero un pessimo carattere che - secondo l’opinione di chi scrive - la rende assolutamente amabile (e, come dice lei, la mantiene giovane). Nel suo caso, il cinismo è un’arte che viene esercitata con estrema maestria. La ragazza è capace di sentimenti non sempre nobili e l’immedesimazione nel personaggio può avere effetti catartici (almeno per chi, come me, non ha la purezza d’animo di Bambi). Irrimediabilmente ammaccata da un’infanzia traumatica, è divenuta un’adulta disfunzionale ma dotata di grande fascino. 
Quanto alla trama, beh… secondo la mia modesta opinione - di cui non frega niente a nessuno, lo so - la serie si regge essenzialmente sul carisma di Nadia. Che poi è lo stesso identico carisma di Nicky Nichols in “Orange is the new black”. Infatti, secondo me, le cose sono andate così. Finisce “Orange is the new black” (e, diciamocelo, purtroppo era davvero giunta l’ora). A quel punto però, per molti affezionati della serie, la vita è inconcepibile senza l’umorismo di Nicky Nichols. Si è quindi deciso di far interpretare alla stessa attrice un personaggio sostanzialmente identico in una storia completamente priva di senso. Ecco, a grandi linee, cosa succede.
Maxine - una tizia completamente fuori di testa - organizza a casa sua una festa per il trentaseiesimo compleanno di Nadia e ci ricorda quanto siano fichi e hipster questi newyorkesi che vanno per i quaranta. Ci saranno una cinquantina di persone in questo gigantesco appartamento a Downtown Manhattan e, come spesso capita in questo tipo di serie TV, siamo di fronte a un inequivocabile caso di “fanta mercato immobiliare”: non esiste al mondo che la mononeuronica Maxine faccia un lavoro grazie al quale, nel 2019, si possa permettere uno spazio del genere, né il personaggio ci viene presentato come la billionaire che inevitabilmente dovrebbe essere. Comunque, pazienza. Tanto l’intera storia è completamente surreale. 
Tornando alla trama, a questa festa tutti ridono, si divertono, fanno cose pazzerelle e discorsi interessanti. Tanto stile, capelli colorati e lesbiche fancy. Nadia è - come sempre - relativamente apatica e dispensa battute ciniche a velocità supersonica. A un certo punto, se ne va dalla sua stessa festa con un tizio assolutamente insignificante dal quale forse spera di ricavare un amplesso. Alla fine, con lui non combina nulla e si mette a scrivere righe di codice con il favore delle tenebre. Si rende conto di avere finito le sigarette. Esce a comprarle e muore sotto una macchina mentre cerca di recuperare il suo gatto. 
E la storia ricomincia: siamo di nuovo a casa di Maxine. E, di nuovo, ci stiamo tutti chiedendo come Maxine possa permettersi una casa così figa. Ed è una domanda che ci porremo ancora molte volte perché Nadia continua a morire nei modi più stupidi e a risvegliarsi alla sua festa di compleanno. Il succo della serie è scoprire perché la cosa accada di continuo. 
Comunque, al di là di ogni - più o meno - condivisibile considerazione relativa alla trama, Nadia ci piace un sacco. Perché è una donna forte e indipendente, sta bene per conto suo, non ha paura dei suoi vizi (né della morte!), usa tutte le parole (e le parolacce) che vuole senza “freni di genere” e ogni suo atteggiamento manda un messaggio estremamente chiaro: io sono fatta così e rivendico la mia libertà di esserlo. 

A te chi piace di più? Facci sapere!