Io ho bisogno di essere libera”, dice Lucia e mai frase può considerarsi come la più adatta a ricoprire il ruolo di mantra. Per la nostra eroina, protagonista di Capri-Revolution, essere libera vuol dire essere sé stessi, non importa cosa vogliono gli altri, la famiglia, la società e gli emeriti sconosciuti. Significa liberarsi delle gabbie che ci impediscono di essere la persona che siamo, che vorremmo essere.
 

È ufficialmente il mio film preferito: ogni volta che lo vedo, mi regala riflessioni nuove. Cambio anche opinione su quale sia effettivamente il messaggio ultimo che intende lasciare. “Quest’isola [Capri] compare e scompare continuamente alla vista e sempre diverso è il profilo che ciascuno ne coglie”, scriveva Fabrizia Ramondino. Tosta scrittrice napoletana, consigliatissima. Talmente vero, che il regista Mario Martone apre il film proprio con queste parole.
 

Come detto all’inizio, la libertà e la ricerca della propria identità come individuo e all’interno della collettività è l’aspetto che noi di Promise abbiamo adorato. Ed anche perché Lucia ha un fascino magnetico, elettrico ed è decisamente una forte. La protagonista viaggia nei confini che delimitano la sua isola, cercando sé stessa e la sua strada in una dimensione che le va stretta, sullo sfondo di un mondo che è sul punto di capovolgersi, essendo prossimo al primo conflitto mondiale. L’aspetto più ‘rivoluzionario’ è che lo fa seguendo il proprio istinto, ascoltando e ascoltandosi. C’è molta introspezione, contemplazione della natura e delle sue forze, dialogo tra le parti della storia. È un film che ti spinge a guardarti dentro.
 

Ok, ok. Un accenno alla trama ora è dovuto. Siamo nel 1914, l’isola di Capri è un paradiso terrestre, lontano dall’incubo kitsch turistico che è adesso. Insieme agli abitanti dell’isola, vive una comune di artisti e visionari capitanati dall’artista e hippy Seybu, che cerca di realizzare una comunità ispirata ai suoi ideali utopici. Un giorno arriva un giovane medico guidato dal pragmatismo della scienza. Lucia, giovane capraia isolana, cercherà di trovare risposte a domande poste internamente avendo con loro un confronto dialettico e da discepola.

Cosa c'è di #PromiseIs?

#1

La protagonista si mostra sempre genuina e curiosa. È completamente libera da pregiudizi, non si lascia influenzare dai fratelli che la vogliono controllare. Sicuramente ha interiorizzato diversi aspetti del sistema patriarcale del tempo, ma inizia un percorso di auto-affermazione e conoscenza.

#2

La sua ricerca è un continuo confronto con le persone. È con il continuo dialogo di parole, azioni, partecipazione e contemplazione che Lucia accresce sapere e consapevolezza di sé. Ha dentro la spinta per evolversi, un fuoco che la spinge a cercare la sua identità.

#3

I due coprotagonisti sono due esempi di mascolinità non tossica. Seybu e il medico del paese sono agli antipodi. Ma quando si confrontano si vede chiaramente che c’è apertura e curiosità reciproca, voglia di avere uno scambio costruttivo di idee. L’uno guidato dall’intuito e dalla connessione con la natura, l’altro devoto alla scienza e alla ragione, vogliono entrambi un mondo più giusto. Sono uomini a loro modo che anticipano i tempi, e soprattutto non cercano di controllare Lucia, ma di darle gli strumenti per liberarsi e seguire la sua verità.

#4

La libertà è una forma di rivoluzione. Libertà è partecipazione, cantava Giorgio Gaber. Seybu attraverso la creazione di una comunità fondata sulla ricerca della verità, dell’amore e dell’accettazione, il medico attraverso la lotta di classe e la ricerca del sapere scientifico. Essere liberi significa esseri rivoluzionari e viceversa. Ad ognuno la sua via.

Lucia è una figura pura come l’anima dei bambini. La sua identità viene plasmata dalla contemplazione della natura e dal dialogo con Seybu e il medico, sono guide che non cercano mai di imporsi su di lei. Alla fine, Lucia correrà incontro l’orizzonte nutrita dalla saggezza dei suoi maestri, trasmettendo una lezione fondamentale: sii te stessa e sarai libera, vivi liberamente e troverai la tua identità. E quindi, non ci resta che correre incontro al nostro orizzonte con nelle orecchie la meravigliosa ed onirica colonna sonora di Apparat.