Ci sono storie che dovrebbero essere ispirate a fatti realmente accaduti e protagoniste che sarebbero dovute essere esistite nella vita reale. Purtroppo, non è il caso di Beth Harmon, eroina di The Queen's Gambit. Ma ciò non rende la serie meno accattivante ed intrippante. Il titolo della serie, Queen’s Gambit, è preso da una mossa di apertura degli scacchi. E qui mi fermo, perché scusate, ma di scacchi non ne so proprio nulla. Però so che i pedoni si muovono sulla scacchiera in un’infinta combinazione di passi di danza, in ipnotiche movenze. O così mi piace vederla, questione di prospettiva. La serie narra l’ascesa di una giovane donna in un mondo dominato esclusivamente dagli uomini, sgomitando a suon di mosse ben calibrate e ritmiche. Il tutto, vestita come le icone pop dei ruggenti anni ‘60, sfornando un guardaroba che avrebbe fatto invidia ad Audrey Hepburn.

E adesso, in breve, la trama, con SPOILERATA finale. Siete stati avvisati.
Beth a seguito della morte della madre (padre, questo sconosciuto), si ritrova suo malgrado a essere la versione al femminile di Oliver Twist, ma negli anni ’60. In orfanotrofio finisce per essere dipendente dai tranquillanti che la direttrice passa come vitamine. A quanto pare, sembrava essere una cosa normalissima all’epoca. Qui impara e si innamora (sarebbe più corretto dire ne rimane ossessionata) della fine arte degli scacchi. Oramai adolescente, si catapulta nella competizione dei tornei, allo stesso tempo abbandonandosi ad alcol e droghe di vario tipo, nel vano tentativo di anestetizzare un passato doloroso e un profondo senso di solitudine. Ma non sarebbe una storia di riscatto senza un lieto fine, e meno male: infatti riesce a battere il peso massimo, campione indiscusso a livello mondiale, il russo Vasily Borgov, in un match al cardiopalma. E quindi diventa la dea massima, in un Olimpo di soli dei degli scacchi. Una sensuale dea che balla con in sottofondo She’s got it, oh baby she’s got degli Shocking Blue.

Beth è quindi la nostra Venere, il nostro fuoco, il nostro desiderio. La serie è tutta incentrata su di lei, persa in un vortice di ossessioni e mosse ponderate degne del miglior stratega militare. Rappresenta quel moto interno che noi donne spesso nascondiamo per ‘buona educazione’, che ci spinge a voler eccellere nei nostri talenti, a raggiungere i nostri obiettivi, a scalare vette inesplorate. O ad essere semplicemente noi stesse, con le nostre paure, le nostre ossessioni e i nostri desideri.

Quali sono i valori di PROMISE IS che ci portiamo a casa?

#1

Anche le donne possono essere nerd. Chi lo dice che gli scacchi sono solo per gli uomini? Fra l’altro, Beth è nerd con personalità senza cadere nello stereotipo. Mica bruscolini.

#2

Stile ed eleganza. Noi di PROMISE, adoriamo lo stile che riflette le qualità che si hanno dentro e l’eleganza di saperlo mostrare senza paura. Beth Harmon non ha paura di mostrare il suo valore. E perché non farlo all’ultima moda?

#3

Il coraggio di non nascondere la propria intelligenza. Il suo acume è un fiume in piena e non si fa problemi a far sapere in giro che è un passo avanti a molti.

#4

Una donna può essere emotivamente fragile e combattere con la dipendenza senza cadere nello stereotipo della donna ‘isterica’. Il suo disagio è rappresentato con profondità, senza cadere nel banale e nel rispetto del personaggio: cerca negli scacchi l’ordine al suo caos interiore, nella perfetta successione delle mosse dei pedoni il controllo alla sregolatezza del suo genio.

Cosa ci insegna inoltre una storia come quella di Beth? Che siamo tutti alla ricerca di un posto nel mondo, che sia nostro, di un’armonia che risolva le discrasie dentro e fuori di noi. Ma l’unico modo per sopravvivere, signore e signori, è non essere soli: infatti saranno gli amici a salvarla. It's not easy love but you got friends you can trust, cantava Freddy Mercury. E noi di PROMISE lo sappiamo bene.