Una delle parole più inflazionate di questa primavera 2020 Coronavirus (mascherine e assembramento fuori classifica).

Premessa

sono sempre stata una grande sostenitrice dello smart working. E lo sono ancora. L’ho sperimentato in passato: mi sono trovata a lavorare al mare, in terrazza, in un bar e sempre ho lavorato benissimo. Perché potevo dedicarmi totalmente al lavoro, anche se ero al mare, in terrazza, in un bar.
 

Definizione

Smart working significa lavorare senza essere fisicamente in ufficio, con gli strumenti del mestiere - nel mio caso: telefono, connessione, tablet/pc, accesso alla rete aziendale - a disposizione. Va da sé che non tutti i lavori possono essere fatti da remoto ma molti sì. Prima di questo periodo di emergenza veniva usato pochissimo, perché è ancora poco diffusa l’idea che si possa lavorare senza essere presenti fisicamente in ufficio. Ci sono poi anche alcune forme di lavoro agile dove il tempo passato a lavorare non è la cosa più importante, ma si lavora sul raggiungimento dei obiettivi. In generale, lo smart working è più efficace ed efficiente, cioè è proprio intelligente: si annullano i tempi di trasporto, le possibili interruzioni (come il caffè con il collega, il pranzo, le commissioni che ti fanno uscire alle 18 spaccate). Manca certo una forma di relazione sociale, ma ormai le videochiamate e le chat in qualche modo tamponano. E poi è talmente intelligente che puoi lavorare un po’ in ufficio e un po’ da casa.

Rating Promise sul concetto di Smart Working: 9 Achille Lauro
 

La promessa mancata dello smart working

Lavorare mentre contemporaneamente fai almeno altre 2 cose, accudire dei bambini e tenere in ordine la casa (esempi tratti non da una, ma da mille storie vere), NON è smart working. E non è neanche Smart. Perché non è né efficiente, né efficace.
Questo riguarda spesso soprattutto le donne. Nelle famiglie in cui entrambi i genitori stanno sperimentando lo smart working, ho notato che spesso il padre lavora indisturbato (o quasi) e la madre diventa una di quelle vignette con 15 braccia tutte impegnate. È successo anche alle mamme di Microsoft.
Perché hai voglia a parlare di parità, di gender, di femminismo, ma è nei momenti di difficoltà inaspettata che i ruoli si definiscono bene. E alla fine, dispiace dirlo, è sulla madre che si riversano le principali seccature (in ordine sparso: controllare che il cibo, fresco e non, ci sia, stilare la lista della spesa, controllare freneticamente le consegne online disponibili, scovare botteghe aperte). E anche se i vestiti li lava la lavatrice, sono loro le responsabili della magia per cui finiscono piegati nel cassetto; e, nei casi in cui sono presenti figli, a controllare il registro elettronico, la didattica on-line e l’ultimo video della maestra; ad accorgersi quando i figli hanno bisogno di un giro di lavatrice e ad assicurarsi che si nutrano in maniera corretta e equilibrata.
Ah sì, nel mentre lavorano. Come fanno a fare tutto? Stressandosi terribilmente, arrivando a sera stanche morte, arrabbiate e nervose, pronte ad esplodere.
Quando andiamo in ufficio lasciamo a qualcuno i nostri figli (che sia la scuola o una tata), e ci occupiamo della casa la sera e nei weekend, avendo la mente libera dal lavoro. Cuciniamo magari la sera prima e mangiamo in ufficio, ma mai ci capita di preparare colazione, pranzo, cena e infiniti spuntini durante la giornata.
Non ho mai usato così tanto la cucina e – sicuramente – nessuno ha mai solcato così tanto i pavimenti.

Rating Promise allo smart working durante il Corona Virus: 2 i Cugini di Campagna

Prospettive future

Ho paura che questa gestione del lavoro agile possa inficiarne il valore. Lo smart working non è lavorare senza soluzione di continuità, perché tanto siamo a casa. È, semplicemente, gestire il proprio spazio lavorativo e personale in maniera intelligente. È lavorare due settimane durante la stagione estiva in una località di vacanza, con qualcuno che si prenda cura dei figli e avere il privilegio di mangiare insieme a pranzo e di essere pronta a buttarsi in mare con loro appena chiuso il pc. Non è lavorare e intanto occuparsi di un litigio. Non è fare una call, cucinando perché un bambino piange affamato e disperato, o scrivere un comunicato stampa mentre scegli l’ennesimo film per farli stare buoni.
In tutto questo chiedo agli uomini che cosa si rispondono alla domanda: condivido la fatica fisica e il carico mentale di questa situazione? (vietato fare i furbi!).
Perché non ci dobbiamo dimenticare che ci sono solo due cose per cui le donne sono biologicamente predisposte: il parto e l’allattamento. Il resto è per tutti!
Se alla fine dell’emergenza, gli uomini si rendessero conto del loro grande potenziale domestico, e se tutte le aziende che ne hanno la possibilità, avranno sperimentato lo smart working, allora questa quarantena non sarà stata completamente inutile.
E le famiglie potranno beneficiarne, nel loro insieme. Impegniamoci tutti.

Rating Promise al futuro: 6, io speriamo che me la cavo. Ma davvero.